venerdì 17 aprile 2015

Le parole che svelano l’eros

Lo stile grafico può rivelare tendenze e peculiarità dei nostri comportamenti sessuali. Lo evidenzia Lidia Fogarolo, autrice del saggio Grafologia e Sessualità, in cui ha preso in esame la scrittura di personaggi celebri come Pablo Picasso e Renato Guttuso, Emily Dickinson e Anaïs Nin, Napoleone Bonaparte e J.F. Kennedy, incluso il padre della psicanalisi Sigmund Freud. Tracciandone un inedito profilo erotico

Grafologia e Sessualità di Lidia Fogarolo.
Graphe.it Edizioni (19,50 euro)
Sesso e sentimento, slanci passionali e affettività languida, insoddisfazione e tendenza al masochismo. Nei segni della grafologia si celano aspetti a volte inconsapevoli del nostro approccio all’eros. Li ha indagati Lidia Fogarolo, psicologa e grafologa, autrice del saggio Grafologia e sessualità. Un'analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale, interessante studio, edito da Graphe.it edizioni (19,50 euro), in cui l’autrice propone un'analisi psicologica, sociale e culturale estremamente chiara e lucida del comportamento sessuale, usando i segni della grafologia morettiana (ideata da Girolamo Moretti nei primi anni del '900) e avvalendosi di scritture di personalità famose come Adolf Hitler, Pablo Picasso, J.F. Kennedy, Emily Dickinson. Distinguendo lo slancio passionale, il libro mette anche in evidenza come oggi la razza umana si stia “spiritualizzando”,sottolineando come le personalità, contrapponendosi in maniera distinta dal passato, si dimostrino meno aggressive e più sensibili, anche nella sfera affettiva.
«Il teorico cui faccio riferimento, che è il grafologo italiano Girolamo Moretti, mi ha sempre affascinato per la sua capacità di mettere in campo delle distinzioni molto raffinate, anche per quanto riguarda la sessualità», sottolinea la psicologa. «Ad esempio, mi piace la sua descrizione della sessualità del segno Slanciata, che rientra nella passionalità di chi “arriva al colmo dell’espressione fin dall’inizio”, come Napoleone Bonaparte; o dell’intenerimento erotico legato al segno Aperture a capo delle O e delle A, che caratterizzava, invece, il pittore Renato Guttuso. Trovo molto importante anche la sua comprensione della “cessione senza spinta passionale, né soddisfazione”, che è una problematica più che altro femminile, quando la donna si arrende a un desiderio che non è il suo solo perché non ha la forza di dire no».

Qual è stato l’aspetto più complesso nella realizzazione di questo studio?
«La sessualità è di per sé un tema estremamente complesso, e l’approccio grafologico deve riuscire a tenerne conto, altrimenti non riesce a cogliere la potenza della spinta generata dall’attrazione. Lo scrittore Stendhal, per esempio, aveva una scrittura caratterizzata dal segno Pendente molto sopra la media, indice di una particolare forma di affettività languida. Questo faceva sì che l’artista - proprio perché sentiva la potenza del suo desiderio - fosse attratto proprio dalle donne che gli si negavano, perché attivavano in lui la sfida alla conquista. Ed è quello che succede anche nel suo più famoso romanzo, Il rosso e il nero: il protagonista, Giuliano Sorel, si mette in testa di conquistare due donne per lui assolutamente inaccessibili, riuscendo non solo a sedurle ma anche a farle innamorare follemente di lui».

Quale caratteristica della sessualità, in particolare, può emergere attraverso la grafologia?
«Sono davvero molte perché la sessualità, anche se può diventare ripetitiva e monotona, nella sua essenza rappresenta l’unione di due principi creativi, il maschile e il femminile, e quindi contiene sempre degli elementi dirompenti. Per questo in ogni epoca c’è una difficoltà a contenere questa energia. Inoltre, attraverso l’analisi grafologica è possibile capire se questa dimensione è correlata ad altri aspetti della personalità – in primis l’affettività – o viaggia da sola perché l’individuo è “scisso”, vale a dire ha perso la capacità di far dialogare i diversi aspetti del suo essere. Diciamo che di solito, nella gioventù, la spinta parte da una sensazione unitaria, data dal “mi piace”. Ovviamente, la complessità degli esseri umani fa sì che questo “mi piace” possa scindersi in varie sottocategorie: mi piace fisicamente ma intellettualmente mi sembra un idiota. Oppure la scissione si può manifestare anche come impossibilità di unire al proprio interno la dimensione affettiva con quella fisica, tanto per fare due esempi classici».

Ci sono differenze sostanziali tra grafia femminile e maschile?
«Parlando di sessualità, ci sono le differenze date dalla dominanza ormonale. La dominanza degli estrogeni si vede nelle scritture femminili, caratterizzate da una maggiore competenza nelle relazioni; una dominanza del testosterone rivela un maggiore interesse nelle attività di individuazione e di differenziazione dell’Io. Si tratta di diversità che sono in grado di innescare una fortissima componente di attrazione sessuale, in quanto l’uomo si nutre delle capacità del femminile di creare connessione, e la donna resta affascinata dalla capacità dell’uomo di sviluppare la sua unicità».

Qualche esempio di analisi emblematica su personaggi storici femminili?
«Al di là di quello che una persona può raccontare di se stessa e della sua liberazione sessuale, la scrittura ha una sua evidenza che permette di andare un po’ più a fondo. Ad esempio, per alcune donne – come la scrittrice Anaïs Nin – la sperimentazione sessuale ha comportato una netta separazione tra l’attività esteriore e la sua interiorità, molto protetta e praticamente inaccessibile. In questo modo alcune figure femminili hanno potuto sperimentare e osservare molto; ma non è quello che cercano le donne adesso: non questa scissione tra il cuore, inaccessibile, e la mente che osserva il corpo».

In che senso "la razza umana si sta spiritualizzando" e come questo assunto si riflette anche nella sessualità?
«Oggi le scritture sono meno angolose e meno marcate rispetto al passato, al punto che solo guardando una scrittura possiamo capire a quale epoca storica è riferibile. Le scritture molto angolose esprimono aggressività e quelle marcate forza di imposizione e di dominio sulla materia. Si tratta di qualità che non solo non sono più necessarie con questa intensità, ma addirittura risultano socialmente inaccettabili. Ad esempio, nel lavoro viene richiesta la capacità di fare squadra, perché non è l’individuo che deve vincere, ma il gruppo di appartenenza. Queste diverse esigenze si riflettono anche nella sessualità: la maggior parte degli uomini non vuole “violentare” le donne, ma scoprire tutti i modi per favorire la loro partecipazione fisica, come è facilmente comprensibile avvicinandosi a un’edicola e osservando i titoli delle riviste dedicate a “lui”».

Quali sono i segni facilmente distinguibili nelle personalità passionali oppure represse o masochiste?
«La passione implica grande scorrimento delle diverse parti che compongono l‘essere umano: quindi capacità di vedere le differenze (perché solo da qui può accendersi la scintilla della passione) e accettare la sfida data dall’incontro. Nella passione l’essere umano è uno, sul piano fisico, mentale e affettivo, perché risponde a una sola spinta: mi piace e perciò la/lo voglio! La scrittura, quindi, risponde a questo requisito, dato da scorrimento veloce e da coesione grafica.
La repressione, invece, implica un enorme impiego di energie nella direzione contraria: contenere il movimento spontaneo, tramite diverse strategie, quali la frammentazione, l’eccesso di critica mentale, l’eccesso di attrito per rallentare tutto ciò che può essere paragonabile a un movimento fluido.
La personalità masochista, infine, è legata al segno Pendente, che esprime il bisogno di sottomissione all’essere amato: questo come tratto di personalità. Il masochismo, però, è un fenomeno molto più complesso, non legato solo a un atteggiamento abituale, ma anche a un bisogno delle personalità abituate a esercitare controllo e potere, in posizioni di alta responsabilità: in questo caso, per trovare sollievo da questo eccesso di autocontrollo, la personalità può autorizzarsi singoli momenti di inversione dei ruoli, passando da dominante (che è la reale caratteristica di personalità) a dominato (che è un sollievo temporaneo)».

Qual è stata la grafia celebre che più l'ha sorpresa per l'analisi che ne è derivata?
«Direi che il mio preferito resta sempre Sigmund Freud: la sua scrittura contraddice l’immagine classica del fondatore della psicoanalisi che ascolta in silenzio il paziente steso sul lettino, seduto alle sue spalle per non interferire in alcun modo con il flusso libero delle immagini e dei ricordi provenienti dall’inconscio del soggetto in analisi. In realtà, tutta la scrittura suggerisce invece l’immagine della ricerca di un contatto personale diretto, originato da un forte bisogno di stabilire relazioni affettive (Pendente) attraverso la ricerca continua di provocazioni (Acuta) per suscitare la risposta dell’altro, sia esso un paziente, un collega o un nemico. Perciò per lui era già un’impresa semplicemente tacere e lasciar parlare l’altro».

È possibile tracciare delle caratteristiche sessuali di chi adotta una scrittura "Pendente" o una scrittura "Gettata via"?
«La scrittura molto Gettata via implica poca disposizione alla selezione: quindi vanno bene un po’ tutti; e l’altro lo capisce. Inoltre, proprio per quel senso di trascuratezza che suggerisce il nome dato al segno, manca la disposizione all’erotismo, che ovviamente richiede del tempo. Mentre Pendente deve sentire la simpatia: e solo a quel punto scatta l’attrazione; quindi in questo caso c’è una maggiore attenzione all’unicità del partner».

In un'epoca come quella attuale dove la scrittura è affidata principalmente ai dispositivi elettronici, come si è trasformata la grafia? E quanto può essere ancora considerata attendibile sotto il profilo dell'analisi?
«Teniamo presente che la grafologia è nata nell’Ottocento, vale a dire in un’epoca in cui venivano rigidamente imposte delle regole calligrafiche cui tutti dovevano aderire. E nonostante questo, le scritture evidenziano una straordinaria varietà di segni. Questa è la prova più significativa del fatto che nessuna costrizione può imprigionare l’individualità, o le differenze che ci caratterizzano e che creano la bellezza della razza umana.
Venendo alla nostra epoca, vedremo quello che succederà: possiamo solo stare a osservare se questo strumento sarà ancora ricco di elementi interpretativi o se le scritture diventeranno tutte uguali. Al momento, io vedo che le scritture sono ancora pienamente interpretabili».

 C'è una scrittura contemporanea che le sarebbe piaciuto analizzare?

«La regola di base che seguo è quella di evitare le scritture contemporanee, perché facilmente si può entrare in una forma di gossip, che non mi piace. Inoltre, i comportamenti che sono sotto i riflettori dei media a volte hanno poco a che fare con la personalità, quanto piuttosto con il contesto sociale».

Di cosa si occuperà nel suo prossimo libro?
«Sto lavorando a un argomento che trovo avvincente: l’intelligenza emotiva rapportata all’intelligenza razionale. In altri termini, affronto il tema della dualità mente-cuore, vista attraverso la grafologia, sviluppando la tesi che solo dall’intreccio di queste due dimensioni può nascere il processo creativo».

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